Il Parco Naturale delle Dune Costiere
Il Parco Naturale Regionale delle Dune Costiere conserva numerosi habitat naturali, estesi seminativi, protagonisti di progetti di tutela delle colture con metodi biologici, e oliveti secolari; la via Traiana, i siti archeologici e di rilevanza storico-culturale, le masserie storiche e i frantoi ipogei, le lame, gli insediamenti rupestri, le strutture ricettive, le aziende produttive a Marchio del Parco e i centri abitati rappresentano un territorio complesso e ricco di valori da salvaguardare e promuovere, un’area in cui il Parco, tra i più interessanti del Sud Italia, svolge un ruolo di tutela ambientale e sviluppo economico sostenibile di particolare rilevanza.
Il Parco Naturale Regionale delle Dune Costiere si estende nei territori di Ostuni e Fasano, da Torre Canne a Torre San Leonardo su circa 1.100 ettari, circa 9 km di costa e si inoltra verso la piana degli ulivi secolari. Nel Parco sono presenti numerosi habitat di interesse naturalistico, dai lunghi cordoni dunali, coperti da rara vegetazione a ginepro (con alcuni esemplari monumentali di 500-600 anni), si passa agli stagni retrodunali, ambienti a salicornieto e giuncheto (classificati come habitat di interesse comunitario), che ospitano numerosi uccelli migratori e che rivestono un ruolo importante per la riproduzione o la sosta di rare specie di uccelli migratori principalmente acquatici, che transitano sull’Adriatico.
Nei fondali sabbiosi, a partire dai 10-12 metri di profondità, si estendono le praterie di Posidonia oceanica, una pianta marina presente solo nel Mediterraneo, paragonabile, per moltissime funzioni, alle foreste tropicali. La sua presenza è indice di ottima qualità e pulizia delle acque. Dagli stagni retrodunali, attraverso una serie di sentieri, si giunge alle dune fossili con vegetazione pseudo-steppica e splendide fioriture di orchidee selvatiche e alle aree agricole dell’entroterra interessate dalla presenza di oliveti monumentali plurisecolari, molti dei quali hanno la stessa età della via Traiana, importante via romana di comunicazione, risalente al 109 d.C. Questa strada attraversa tutta la piana olivetata dall’antica Egnazia nel territorio di Fasano fino ad Ostuni e procede in direzione Brindisi fino a raggiungere le colonne romane dell’antico porto.
L’area è fruibile attraverso un sistema di sentieri e passarelle sospese tra gli stagni e i bacini di antichi impianti di acquacoltura, tra questi Fiume Tavernese, Fiume Piccolo, Fiume Grande e Fiume Morelli. Fiume Morelli rappresenta un sistema di stagni costieri retrodunali di grande interesse. L’ area è attrezzata con ponticelli, panchine e sentieri. Da un capanno di osservazione si possono osservare le diverse specie di uccelli migratori in sosta e, dai sentieri, ammirare il sistema delle dune sabbiose lungo la costa attraversando spiagge di rara bellezza.
Nell’area del Parco la coltivazione dell’ulivo ha origini remote, come attestano le cosiddette “piantate” plurisecolari (appezzamenti terrieri interessati dalla monocoltura dell’ulivo), che contraddistinguono un paesaggio agrario che per le sue peculiarità non è riscontrabile in altre parti del mondo. L’uliveto storico rappresenta un ambiente seminaturale, rimasto intatto da secoli. Coltivato in maniera estensiva, presenta 50-60 piante ad ettaro, disposte in maniera casuale secondo l’originaria posizione dell’olivastro, specie spontanea della macchia mediterranea preesistente, poi innestata per ottenere l’ulivo sativo. Anche la fitta rete di muretti a secco fa parte del paesaggio seminaturale. Essi sono spesso accompagnati dagli ultimi lembi di macchia mediterranea e da querce che anticamente popolavano la piana degli olivi secolari. Gli estesi uliveti rendevano necessaria la lavorazione in sito, che avveniva all’interno dei numerosi frantoi ipogei scavati nel sottosuolo.
Tanti sono i frantoi ipogei ricavati nelle cavità naturali modellate dall’uomo posti ai lati dell’antica via Traiana. Molti sono di origine romana, spesso ammodernati in epoca medievale. Hanno continuato a lavorare fino a metà ‘800 quando sono stati sostituiti da quelli epigei più funzionali e produttivi. Solo nell’agro di Ostuni sono stati censiti più di 100 frantoi ipogei. La vicinanza a questa antica via consentiva il trasporto dell’ "oro liquido" verso i porti commerciali del Salento, e ciò spiega come mai lungo il suo percorso siano disseminati tanti frantoi. Molte di questi sono stati riportati alla luce, ritrovando così l’antico splendore, e sono attualmente visitabili. Molti di essi si trovano in corrispondenza di masserie fortificate realizzate dal XVI sec. allo scopo di presidiarli.
In passato il termine masseria indicava un insieme di fondi rustici, legati ad un unico proprietario, non necessariamente dotato di corpi di fabbrica. Dopo il ’600 la masseria comincia ad essere non solo un centro di produzione ma anche un insediamento abitativo. Anche se di piccole dimensioni, era un nucleo autosufficiente. Solitamente la masseria, insieme alle sue terre coltivate e a pascoli, è recintata da muretti a secco; al suo interno sono spesso presenti una corte, pozzi, stalla, ovile e jazzo, depositi per le derrate, palmenti, aia lastricata per “battere” il grano, vasche in pietra per l’abbeveraggio del bestiame, il forno, l’agrumeto, la mezzana per il pascolo di equini e bovini, e spesso la chiesetta. Gran parte delle masserie sorgono in corrispondenza delle lame (antichi fiumi fossili, a carattere torrentizio) dove, lungo gli spalti rocciosi, furono realizzati frantoi ipogei, ovili e jazzi.
Questi territori, caratterizzati dalla presenza di uliveti millenari, costituiscono uno dei paesaggi culturali tra più antichi del Mediterraneo, simbolo indiscusso della Puglia. La via Traiana può essere considerata “il filo conduttore” di questo paesaggio, dato che una grande quantità di queste testimonianze storico-culturali si è sviluppata nei secoli lungo il suo percorso: insediamenti rupestri, frantoi ipogei romani e medievali, un sistema di masserie storiche seicentesche, insediamenti rupestri bizantini con i numerosi luoghi di culto, ma anche muretti a secco e terrazzamenti, tutti determinanti nel modellare questo paesaggio.
Anche le lame caratterizzano fortemente questo territorio. Fiumi fossili originati dall’azione erosiva delle acque meteoriche che scorrono dalle pendici delle Murge al mare all’interno. Sono caratterizzati da una lussureggiante vegetazione spontanea che offre rifugio a numerose specie animali: veri e propri scrigni di biodiversità. Lungo le pareti delle lame sono presenti grotte che rappresentano i più antichi luoghi di frequentazione umana di questa parte della Puglia. Qui l’uomo ha lasciato numerose testimonianze, come luoghi di culto riccamente affrescati, abitazioni, luoghi di trasformazione dell’olio e di ricovero di animali, veri e propri villaggi rupestri. Nell’area del Parco Dune Costiere è presente anche un monumento della civiltà megalitica, un enorme costruzione in pietra risalente all’età del bronzo del II millennio a.C.: il Dolmen di Montalbano. Antica testimonianza della presenza di popolazioni che hanno portato alla realizzazione di dolmen in tutta Europa sebbene con una concentrazione maggiore solo in alcune regioni come la Puglia e la Sardegna. Vengono anche definiti come tombe a tumulo in quanto inizialmente erano ricoperte di terriccio e pietrame che gradualmente si è eroso con il tempo.